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Anticaduta

Anticaduta e Dispositivi di Protezione Collettiva

SISTEMI ANTICADUTA
Si possono definire i dispositivi anticaduta come protezioni formate da elementi ad hoc grazie a cui è possibile svolgere lavori in condizioni di completa sicurezza sui tetti di qualunque tipo, siano essi piani o inclinati, realizzati in legno o con materiali differenti.

I sistemi linee vita comprendono dispositivi di tipo A (ancoraggi puntuali), di tipo B (provvisori DPI poiché removibili dopo ogni utilizzo), di tipo C (linee vita con cavo flessibile), di tipo D (linee vita rigide) e infine di tipo E (provvisori DPI poiché removibili dopo ogni utilizzo).

Con il termine linee vita, nel linguaggio comune, si intende sistemi anticaduta posti su coperture atte a migliorare la sicurezza degli operatori che svolgono lavori in quota.

DPC
Cosa sono i dispositivi di protezione collettiva

I dispositivi sono tutte le misure atte a proteggere i lavoratori contro i vari rischi, questo a prescindere dalla loro attrezzatura e comportamento sul luogo di lavoro. Ad esempio, pensando al rischio di caduta dall’alto, che può avvenire nei lavori di edilizia, si pensa a parapetti provvisori o meno, ponteggi o reti di sicurezza come dpc. Per altri tipi di rischio, invece, possiamo pensare a ripari di vario genere, cappe di aspirazione o, ancora, griglie resistenti allo sfondamento.

Tutti i dpc dispositivi protezione collettiva sono sistemi che, riducendo o eliminando il pericolo alla fonte, limitano il rischio di esposizione del lavoratore e vengono classificatiti in due grandi categorie: quelli per la prevenzione e sicurezza localizzata e quelli per la prevenzione e sicurezza generale.

Dispositivi di protezione collettiva: quali sono
In base all’attività lavorativa ci sono differenti dispositivi, infatti l’ambito di questi dispositivi di prevenzione e sicurezza sul lavoro è molto ampio e ricopre un ruolo di primo piano nel panorama della sicurezza sui luoghi di lavoro, e nel seguente elenco vedremo quali sono i dispositivi di protezione collettiva più utilizzati in ambito lavorativo.

Ecco la lista dei dispositivi maggiormente utilizzati:
le porte tagliafuoco (queste presentano un grande utilizzo in tantissime realtà lavorative);
reti di sicurezza (soprattutto nei lavori di edilizia);
dispositivi per l’estrazione di fumi o vapori (per esempio le cappe da cucina nella ristorazione oppure le cappe che aspirano i vapori nei laboratori);

rilevatore di incendio;
sistemi di sterilizzazione;
lavaocchi di emergenza;
ponteggi (presenti in tutti i lavori di edilizia);
gruppi di continuità;
corrimano delle scale (presente praticamente in tutte le realtà lavorative);
cappe di sicurezza microbiologica (nei laboratori di ricerca medica);
parapetti provvisori (nei lavori di edilizia);
cappe per rischio chimico e biologico (nei laboratori di ricerca);
sistemi di ricambio dell’aria;
depuratore d’aria.

I requisiti dei DPC non sono cosi rigidi e stabiliti per legge, come avviene invece per i DPI, infatti basta che il DPC sia idoneo e i requisiti di idoneità variano in funzione al tipo di dispositivo al quale si applica questo criterio.

La mancanza di DPC costituisce sempre colpa a carico del datore di lavoro nel caso di un infortunio sul lavoro.

Nell’ultimo anno, a causa della pandemia da Covid-19, anche le mascherine chirurgiche rientrano nella lista di dispositivi di sicurezza collettiva in tantissimi ambiti lavorati, soprattutto in quelli in cui l’attività lavorativa viene svolta al contatto con il pubblico (per esempio bar o supermercato), e diverse regioni italiane hanno adottato per via legislativa l’obbligatorietà delle mascherine come dispositivi di sicurezza collettiva.

La legge sui dispositivi di protezione collettiva

Riguardo i dispositivi di protezione collettiva normativa dobbiamo far riferimento al D.lgs 81/08 (agli art 15, 75 e 111), che sancisce che l’uso dei dispositivi di protezione collettiva debba essere necessariamente prioritaria rispetto all’utilizzo di dispositivi di protezione individuale, e a confermare questo orientamento c’è stata anche una importante sentenza giuridica, la 34789/2010 della Cassazione, Sez. IV Penale.

Inoltre, la legge sancisce l’obbligo dei dispositivi di protezione collettiva nel caso di lavori effettuati su lucernari, tetti e simili (cioè per tutti i lavori svolti in altezza o in alta quota), e in questo caso sono obbligatori i DPC quali parapetti provvisori, reti di sicurezza oppure sistemi combinati di prevenzione e sicurezza dei lavoratori.

Facciamo presente che, anche quando il riferimento normativo non è esplicito, le norme pongono sempre i dispositivi di protezione collettiva prioritari rispetto a quelli individuali.

I vantaggi dei dispositivi di protezione collettiva

Ovviamente il vantaggio principale e fondamentale dei dispositivi di protezione collettiva è l’alto grado di prevenzione e sicurezza garantita ai lavoratori, ma questi tipi di dispositivi di prevenzione e sicurezza presentano anche altri vantaggi:

non c’è quasi mai bisogno di una formazione specifica per i lavoratori per l’utilizzo dei dpc;

nel lungo periodo essi sono economici poiché durano tanto tempo;

spesso richiedono minima manutenzione.

 

DPI III CAT. ANTICADUTA

I DPI anticaduta rientrano nei dispositivi di 3° categoria, quelli che proteggono il lavoratore da danni gravissimi, e pertanto dovranno rispondere a dei requisiti ben precisi definiti dalla normativa tecnica e dalla legislazione vigente. ecc.) di un prodotto, processo o servizio, secondo lo stato

Si tratta di dispositivi individuali che comprendono sistemi di:

protezione contro le cadute

arresto in caso di caduta libera

accesso mediante corde, da utilizzare in sospensione o tensione per raggiungere un luogo di lavoro

trattenuta del lavoratore per limitarne gli spostamenti

salvataggio, ovvero un insieme di DPI anticaduta da utilizzare in caso di emergenza per evitare o arrestare una caduta

Esempio di corretto utilizzo dei DPI anticaduta

Vediamo ora nel dettaglio i DPI anticaduta: quali sono esattamente? In realtà sarebbe più corretto parlare di composizione dei DPI anticaduta perché un dispositivo completo prevede vari componenti che, insieme, contribuiscono a garantire la sicurezza degli operatori:

dispositivi anticaduta: sono formati da ancoraggi, funi ed elementi di collegamento, diversi in base alla destinazione d’uso.

imbracature di sicurezza che avvolgono l’operatore in corrispondenza dei fianchi e ne trattengono il corpo.

accessori anticaduta: moschettoni ma anche zaini porta DPI, punti di ancoraggio, protezioni per le corde e qualsiasi prodotto che possa essere integrato al DPI.

Sono tutti DPI anticaduta di terza categoria, ovvero protezioni individuali destinate a salvaguardare da lesioni gravi e incidenti anche mortali.

Vista la loro delicata funzione, è quindi importante che siano prodotti di qualità e a prova di antinfortunistica

Durata, manutenzione e revisione dei sistemi anticaduta

Il Testo Unico sulla Tutela della Salute e della Sicurezza sui luoghi di lavoro obbliga il datore di lavoro a fornire DPI anticaduta adeguati alle mansioni da svolgere e perfettamente funzionanti.

A tal fine, raccomanda quindi una revisione periodica dei DPI anticaduta volta ad accertare il corretto funzionamento del dispositivo.

È la norma UNI EN 365 a fornire ulteriori dettagli e ad imporre di effettuare almeno una verifica annuale del sistemi anticaduta e un’ispezione dell’equipaggiamento prima di ogni utilizzo.

Quindi i DPI sono soggetti a ispezione periodica se è prevista dai fabbricanti nel libretto d’uso e manutenzione. Semplificando: imbracature, assorbitori di energia (cd. dissipatori), cordini, connettori (cd. moschettoni), dispositivi retrattili, ecc.

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